1° appuntamento con la DIDARUBRICA: “Il valore educativo del gioco: una piccola introduzione”

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1° APPUNTAMENTO CON LA DIDARUBRICA!

 Il valore educativo del gioco: una piccola introduzione

Il gioco rappresenta un aspetto fondamentale nel percorso di crescita di ogni individuo, tanto che lo possiamo riconoscere a livello universale: tutti i bambini del mondo passano gran parte del loro tempo giocando. Proprio per questo motivo il gioco è stato spesso argomento di studio; attraverso di esso il bambino manifesta bisogni, comunica desideri, organizza il proprio mondo interiore e contemporaneamente costruisce relazioni con il mondo esterno, degli adulti e dei pari. Il gioco sostiene le varie dimensioni che costituiscono l’individuo nella sua interezza: la dimensione cognitiva, quella relazionale, sociale ed affettiva.

Se si osserva il gioco del bambino nelle varie età e nei diversi periodi di sviluppo si può notare come esso non sia sempre lo stesso. Abbiamo infatti una prima fase, fino ai 12 mesi circa, definita di “gioco funzionale” che si identifica principalmente con l’espolorazione e la manipolazione degli oggetti. A questa segue una seconda fase, dai 12 ai 36 mesi circa, di “gioco funzionale-rappresentativo” dove gli oggetti iniziano ad essere utilizzati imitandone più o meno il loro uso convenzionale (il bambino si mette in testa un cappello). Una terza fase, dai 3 anni fino ai 10 circa, con ulteriori momenti di sviluppo al suo interno, che viene definita di “gioco simbolico”. Il bambino inizia ad essere capace di sostituire un oggetto con un altro, utilizza ad esempio un pezzo delle costruzioni come se fosse un aeroplanino. Ed è dai 5 anni in poi in cui si inizia a parlare di gioco di finzione, appare la drammatizzazione in cui i bambini sviluppano una consapevolezza rispetto a ciò che è reale e ciò che non lo è, e sono in grado di inserirsi in una dimensione ludica di finzione dalla quale possono uscire in un qualsiasi momento. Attraverso lo sviluppo del gioco simbolico si inizia ad intravedere la costruzione delle capacità di astrazione, cioè di immaginare ed elaborare qualcosa che non esiste concretamente nella realtà. Dagli 8 anni in poi il gioco diviene inoltre “collaborativo”, i bambini iniziano a organizzare le attività insieme, con l’assunzione di ruoli diversi e di regole, provando per di più la sensazione di far parte di un gruppo.

Il gioco ha quindi un ruolo fondamentale nella costruzione e nel potenziamento di capacità cognitive di astrazione e di apprendimento, sicuramente con un minor carico di paura di sbagliare, rispetto ad un contesto non ludico. Offre ai bambini la possibilità di essere creativi e liberi di sperimentarsi e di conoscere varie emozioni all’interno di diversi contesti di gioco. Rende possibile una maggiore conoscenza di se stessi attraverso le relazioni affettive e sociali e il proprio ruolo all’interno del gruppo dei pari.

Il gioco è, dunque, una cosa seria.

Dr.ssa Bucci Margherita

Riferimenti bibliografici:

  • Triscuzzi L., Fratini C., Galanti M.A. “Introduzione alla pedagogia speciale”, Editori Laterza, 2003.
  • Parente M. “La fabbrica dei giochi. Strategie ludiche per bambini con BES”, Edizioni Centro Studi Erickson, 2010.