MIO FIGLIO NON GESTISCE LE EMOZIONI…ED IO?

MIO FIGLIO NON GESTISCE LE EMOZIONI…ED IO?

3^ APPUNTAMENTO CON LA DIDARUBRICA 

Un’emozione è un allontanamento dal normale stato di quiete dell’organismo, cui si accompagna un impulso all’azione e alcune reazioni fisiologiche interne, ognuna delle quali produce diverse risposte emotive (tristezza, gioia, rabbia ecc.).

Tutte le emozioni hanno la stessa importanza e non sono né positive né negative, adatte al genere femminile piuttosto che a quello maschile. Le emozioni semplici sono quelle presenti fin dalla nascita; essenziali perché permettono la sopravvivenza dell’uomo e della specie come la gioia, la paura, la rabbia, la tristezza; mentre le emozioni complesse, chiamate anche “emozioni sociali”, compaiono dopo il 2°anno di vita e sono espressione dell’emergere della consapevolezza di Sé come la vergogna, l’orgoglio, la colpa e la gelosia.

I bambini non sanno nominare i sentimenti, perché quello che provano è un magma di emozioni diverse: devono imparare a distinguerle, cioè a capire, ad esempio, che la gioia è diversa dalla rabbia; e soprattutto devono imparare a manifestarle in maniera diversa. Un modo per apprendere e conoscere le emozioni è osservare gli adulti e vedere come loro si comportano: il bambino infatti conosce la realtà attraverso gli occhi del genitore. È importante perciò che l’adulto per prima cosa riconosca e accetti le proprie emozioni e che mostri i propri sentimenti ai bambini: loro li vivono attraverso di noi e attraverso di noi imparano a gestirli. Per i bambini infatti, sapere che c’è una via d’uscita da un sentimento negativo è vitale. Crescere vuol dire imparare a modulare la propria emotività: modulare non significa soffocare! Se un bambino si sente ascoltato e compreso non avrà timore a esprimere le proprie emozioni e gradualmente imparerà a riconoscerle e a padroneggiarle. Prendersi cura delle emozioni significa crescere senza ritenerle scomode o sbagliate; insegnare a un bambino a gestire le sue paure, la sua rabbia, le sue delusioni significa fargli capire che esistono limiti che il mondo pone alla realizzazione immediata dei suoi desideri; questo gli permetterà di imparare a “tollerare le frustrazioni”, a raggiungere quindi più facilmente un equilibrio relazionale con sé stesso e a sviluppare sensibilità empatica nei confronti degli altri.

Cerchiamo di rispettare sempre l’emozione del bambino, anche se ci sembra incomprensibile ed esagerata stando attenti a non ridicolizzarla; stimoliamo le sue risorse e il fatto che le riconosca come tali. Esploriamo con lui diverse soluzioni e individuiamo insieme le risorse interne che può mettere in campo. Attenzione però…lasciare che il bambino sia “libero di esprimere” le proprie emozioni non significa permettergli sempre di “fare” ciò che sente: il contenimento emotivo è fondamentale nei primi anni di vita ed è assolutamente necessario che il bambino lo percepisca e lo viva.

Dr.ssa Maria Novella Rodi

Centro DIDA