DIDA RUBRICA : “I CAPRICCI SONO DAVVERO INGESTIBILI?”

DIDA RUBRICA : “I CAPRICCI SONO DAVVERO INGESTIBILI?”

4^ appuntamento con la DIDA RUBRICA “I CAPRICCI SONO DAVVERO INGESTIBILI'”

Partiamo da un assunto fondamentale: il capriccio fa parte dello sviluppo naturale del bambino.

Ogni bambino in alcuni momenti della sua vita è capriccioso: fa scenate, si butta a terra, piange e urla. E ogni genitore, di fronte ad un capriccio si innervosisce, sgrida il bambino o lo ignora, perché spesso si sente incapace di gestirlo e lo considera un comportamento senza senso. Ma un capriccio senza senso NON ESISTE. I bambini hanno sempre un motivo ben preciso che li porta a fare scenate. ll fatto che noi li consideriamo irrazionali è dovuto alla nostra visione limitata che tende alla sopravvivenza del momento. Un genitore che cerca di gestire i capricci del proprio bambino dovrebbe unire ed integrare tre diverse ottiche:

  • Ottica microscopica: si concentra sulle dinamiche immediate e ovvie del problema. Ad esempio: non vuole andare a scuola, non vuole mettersi le scarpe, vuole le caramelle che ha visto nello scaffale al supermercato, non vuole spengere la tv o altri dispositivi elettronici..
  • Ottica macroscopica: prende in considerazione quello che sta accadendo nella vita del bambino (ad es. sviluppo di nuove capacità, inizio della scuola, trasloco in una nuova casa, un lutto, ecc.)
  • Ottica periscopica, che riguarda ciò che sta accadendo a livello familiare, scolastico, nella società in cui vive. In questo periodo non dimentichiamoci che il Covid-19 ha ristrutturato completamente le nostre vite.

Un altro aspetto importantissimo che ogni adulto deve tenere in considerazione quando si trova di fronte ad un capriccio è lo sviluppo biologico. Il cervello del bambino è immaturo, è come una casa senza tetto; non possiamo aspettarci che sia in grado di autoregolarsi e usare la logica perché lo sviluppo di queste capacità risiede in una porzione del cervello che è ancora in costruzione: la corteccia prefrontale. Perciò non riesce a comprendere il disagio che manifesta durante un capriccio: dentro di sé sente un turbine di emozioni, di sensazioni, ha pensieri e ricordi che non sa esprimere e l’episodio che lo fa esplodere è solo la goccia che fa traboccare il vaso. Il bambino ha bisogno di piangere e gridare perché si deve liberare della tensione accumulata, un po’ come una pentola a pressione. Si deve sfogare per trovare l’equilibrio psico-fisico che aveva perso. Il pianto irrazionale, davanti al quale noi abbiamo difficoltà a mantenere la calma, a volte, è terapeutico e necessario per liberarsi da stress, paure e traumi e far tornare il bambino alla normalità.

Quindi come gestire questo disagio al meglio? Innanzi possiamo individuare tre comportamenti da EVITARE:

  1. Ragionare col bambino durante il capriccio. Se ci mettiamo a spiegare a nostro figlio come è opportuno che si comporti in quel determinato contesto non otterremo nulla. Meglio utilizzare altre tecniche.
  2. Trattare male il piccolo. I capricci sono fastidiosi ma questo non giustifica certi comportamenti negativi che l’adulto adotta nei confronti del bambino, dalle urla alla mortificazione, al giudizio/etichetta, allo sguardo infuriato che non ha bisogno di parole, fino alla minaccia.
  3. Ignorarlo, lasciandolo piangere solo e disperato. Questo approccio manda un messaggio chiaro: non mi interessi e non voglio sapere che cosa ti fa soffrire, il tuo comportamento è talmente inaccettabile che non ti darò le mie attenzioni.

 

Una strategia importante è legittimare l’emozione. Una volta che abbiamo re-inquadrato la situazione, possiamo accettare le sue emozioni. Può bastare utilizzare una semplice frase che comunica al bambino che abbiamo capito, che ci stiamo immedesimando in lui e che non è solo. Devono essere frasi brevi e chiare; usare la logica è uno strumento che in questo momento non funziona.

Possiamo poi utilizzare la fantasia e il gioco. Spostare l’attenzione del bambino su un linguaggio che conosce e che usa quotidianamente, smorza la tensione e lo rende più collaborativo e meno oppositivo.

Da non sottovalutare un aspetto che può sembrare estraneo alla gestione dei capricci, ma che ne è invece un fondamento basilare: il cosiddetto self-care. Vi capita mai di avere più pazienza quando siete felici e riposate? Il prendersi cura di se stessi è il primo passo per poterti prendere cura dei tuoi figli nel migliore dei modi.

Nel momento dei capricci è come se fossimo i comandanti di una nave che sta per affondare. Cosa facciamo? Abbandoniamo la nave o cerchiamo soluzioni efficaci per salvare tutto l’equipaggio?

Dr.ssa Maria Novella Rodi

Psicologa Psicoterapeuta

Centro DIDA